Ca’ Cappello

Frazione Ca’ Cappello, 3 / 7, località Ca’ Cappello, Porto Viro, Rovigo

La Ca’ è visitabile solo esternamente. È possibile accedere al Museo della Corte di Ca’ Cappello il sabato e la domenica
(orario invernale 9.30-12.30, 14.30-17.30 / orario estivo 9.00-12.00, 15.00-18.00) con ingresso gratuito.

Gli edifici che compongono l’ampia tenuta di Ca’ Cappello sono organizzati attorno a una corte centrale delimitata in parte da un muro di cinta. Si hanno notizie dell’esistenza della Ca’ fin dal XVI secolo, ma dell’assetto cinquecentesco si hanno poche informazioni, a esclusione della barchessa e della torre colombara. Quest’ultima originariamente si innalzava per quattro piani, ma oggi risulta molto danneggiata. La casa padronale, databile al settecento, ha pianta rettangolare, si sviluppa per tre piani di altezza e presenta una copertura a padiglione. Il principale elemento decorativo attualmente riconoscibile nei fronti, nonostante le modifiche cui è stato sottoposto l’edificio, è rappresentato da un cornicione in cotto, con una fascia a denti di sega e una a dentello. Si individuano inoltre alcune case ad uso dei salariati, costituite da due edifici su due piani caratterizzati in facciata da due camini aggettanti, e una terza costruzione che si eleva su tre piani e alla quale è affiancato il deposito per le granaglie, della medesima altezza e con forature ordinate in facciata. Di dimensioni notevoli è la barchessa, già realizzata nel Cinquecento ma ampiamente rimaneggiata nel XIX secolo; presenta cinque arcate a tutto sesto, inquadrate da lesene che terminano in una cornice e che risultano in parte tamponate. Purtroppo però, l’edificio si presenta in condizioni molto precarie, perché il tetto e una parte consistente della muratura sono crollati; resistono soltanto, pressoché integri, gli archi imponenti. Fa parte del complesso anche una chiesa, dedicata a san Giovanni Battista, elevata a parrocchia nel 1666 e restaurata nel 1950. Essa ha pianta a navata unica con abside semicircolare e facciata semplice, conclusa da un timpano con cornice modanata. Il campanile è addossato alla chiesa, nel lato sud-occidentale. In due edifici, esterni al complesso e di edilizia minore, è presente un Museo della civiltà contadina. A meno di un chilometro da Ca’ Cappello, lungo il Po di Levante a nord ovest del paese, si possono trovare i resti del vecchio cimitero della comunità locale.

 

CA’ CAPPELLO | 16th century
In the homonymous locality

This corte was already built in 1551 and owned by Abbot Trevisan. It then passed to the Capello family who kept it until the end of the 18th century. It is called “The Vatican” and its structures are of imposing size but in a state of neglect.

Cenni storici

Dai primi decenni del Cinquecento è accertata in questa zona la presenza di una piccola corte di proprietà dall’abate del convento cistercense dei Borgognoni, don Giovanni Trevisan del ramo degli Scaglioni, il cui nome è riconoscibile anche nella mappa di Nicolò Cortivo del 1556…

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È molto probabile che prima di prendere i voti, il futuro abate abbia avuto una figlia, Maria o Marietta, che andò in sposa nel 1551 a Paolo Cappello del ramo da san Zuan Lateran (San Giovanni in Laterano), alla cui famiglia veneziana l’ecclesiastico concesse l’intero territorio di sua proprietà, tramite un contratto stipulato con Carlo Cappello, capostipite della famiglia. La prima testimonianza della presenza dei Cappello nel distretto loredano è data dalla Condizione di Decima presentata dai commissari degli eredi di Paolo Carlo in occasione della Redecima del 1582. Ottavio Fabbri nella mappa del Delta evidenzia le aree di pertinenza della famiglia, individuando i possedimenti del “Polesine delli clarissimi signori Vincenzo e fratelli Cappelli”. La corte dei Cappello appare delineata nelle mappe del Seicento, come attesta una rappresentazione del 1625 circa. Fino alle fine del Settecento Ca’ Cappello risulta essere di proprietà dell’omonima famiglia, impegnata anche in attività di bonifica per rendere l’area coltivabile, come testimonia anche il Catastico del Dogado delle località di Adria e Loreo del 1740 proveniente dal fondo dei Dieci Savi alle Decime in Rialto, in cui si legge che Vincenzo, Stefano, Angelo e fratello, zii e nipoti Cappelli hanno Casa dominicale, Casa del Parroco, casa da fattore, casa da gastaldo, colombara e altre fabbriche, corte, orto e brolo circondato da muro.  Alla metà dell’Ottocento i sommarioni austriaci descrivono col mappale 543 un fabbricato per azienda rurale di cui risultano proprietari Meneghini Alessandro, Giulio-Marco, Anna maritata Olivieri, Emilia-Caterina maritata ad Angelo Orlandi fu Antonio, fratelli e sorelle di Nicolò. La proprietà resta agli Orlandi fino al 1872 quando è venduta a Scipione Breda fu Giovanni che a sua volta la vende al fratello, il ricco e potente industriale Vincenzo Stefano Breda. Questi, nel 1895, la cede al comm. Giovanni Battista Casalini di Rovigo, capo indiscusso del partito conservatore e degli agrari polesani. Questi nel 1906 la vende al dr. Alberto Valier di Ottaviano, figlio di Girolamo di Ottaviano, a titolo di beni dotali della moglie Luigia Toso detta Luisa di Angelo. Infine nel 1927 la proprietà passa alla contessa Beatrice Bianchini fu Giuseppe coniugata Di Rosa. Gli attuali proprietari risultano essere i Viviani.

Curiosità

Carlo Cappello, nato il 5 giugno 1492 da Francesco di Cristoforo e da Elena Priuli di Piero e capostipite del ramo da San Zuan Lateran, ricevette assieme al fratello Bernardo una raffinata educazione umanistica. Si dedicò quindi, accanto alla carriera politica e diplomatica, alla stesura di sonetti, sermoni e ad altre composizioni letterarie che gli permisero di riflettere su temi particolarmente importanti, come la religione, la politica, la libertà. La barchessa è definita dagli abitanti locali “il Vaticano”, non tanto per le notevoli dimensioni, ma probabilmente a causa dell’antica contiguità con la casa dell’abate Trevisan. Nelle piccole case coloniche ottocentesche a sud della corte si trova il Museo della Corte di Ca’ Cappello, che ospita una sezione etnografica che propone la ricostruzione di alcuni ambienti tipici della civiltà contadina polesana, tra cui un’osteria degli anni ’50 con la cucina dal caratteristico camino e alcune stanze di una casa di campagna. Si possono visitare inoltre una parte naturalistica, con esposizione di un campionario di avifauna del Delta, e una dedicata alla storia della corte dei Cappello.

 

Una storia secolare

Trevisan detti Scaglioni

La famiglia Trevisan dal Scaglion sarebbe fuggita, secondo la tradizione, da Treviso a Musestre, località nel Trevigiano posta tra il fiume Roncade e la sua foce nel Sile, lungo la riva opposta rispetto a Quarto d’Altino. Si deve a Marco Trevisan la fondazione della celebre abbazia di San Tommaso dei Borgognoni nell’isola di Torcello nel XII secolo; alla fine del XIV secolo si svolse una disputa tra i cistercensi e la famiglia Trevisan per il giuspatronato sull’abbazia e questi ultimi ne uscirono vittoriosi ottenendo la facoltà di eleggere il priore, che dal 1544 fu sempre un membro della famiglia; I Trevisan fabbricarono inoltre le chiese di San Giovanni in Oleo e San Giovanni Elemosinario. Un ramo cadetto aveva assunto nel 1450 la gastaldia di San Donà e i suoi componenti assunsero in seguito il titolo di conti per concessione dell’imperatore Carlo V.

M. Barbaro, Arbori di Patritii veneti, 1751-1800 (Genealogie Barbaro), ms in ASVe, Miscellanea Codici, 4966. 001. Serie Storia veneta bb. 17-23. Particolare dell’albero Trevisan.

Cappello del ramo da san Zuan Lateran

Esistono diverse versioni che narrano l’arrivo della famiglia Capello o Cappello in territorio Veneto. Tra queste si ricorda quella secondo cui essi sarebbero giunti a Venezia da Capua in tempi molto antichi, all’incirca nell’anno 900, e dalle loro origini campane sarebbe derivato anche il nome della casata, originariamente Capuelli, poi diventato Capelli. Secondo una diversa tradizione discenderebbero da una famiglia del patriziato romano fuggita dal Mezzogiorno d’Italia all’epoca delle incursioni saracene. Le fonti attestano con sicurezza la loro presenza alla serrata del Maggior Consiglio nel 1297, provvedimento con cui la Serenissima rese provvisoriamente ereditaria la carica a membro del Maggior Consiglio, massima istituzione veneziana a cui spettava l’elezione del Doge. Tale legge, creata inizialmente per escludere dal governo le famiglie di più recente ricchezza, divenne in seguito permanente. I Cappello si distinsero in seguito tra le famiglie della Repubblica Veneziana con incarichi nell’amministrazione interna, nelle ambascerie, nelle armi di terra e di mare.

M. Barbaro, Arbori di Patritii veneti, 1751-1800 (Genealogie Barbaro), ms in ASVe, Miscellanea Codici, 4966. 001. Serie Storia veneta bb. 17-23. Particolare dell’albero Cappello.

Scheda a cura di: Giulia Becevello