Ca’ Borini

Via Argine, località Mazzorno Destro, Taglio di Po, Rovigo. Il complesso, delimitato a nord dal corso del Po, è collocato a occidente di Taglio di Po, procedendo verso Corbola.

Visitabile solo esternamente

Ca’ Borini è oggi formata da un grande rustico, una casa per salariati con annessa barchessa e una stalla. L’edificio principale si sviluppa su tre piani, destinati in parte ad abitazione e in parte a granaio. Il fronte meridionale è caratterizzato da un porticato a sei arcate sostenute da lesene, sopra le quali si trovano un cornicione e una sequenza di finestre di forma ovale. Originariamente il portico era pavimentato in mattoni a spina di pesce. Nel fronte settentrionale si individuano inoltre una scala in pietra aggiunta nel corso dell’ottocento e un camino aggettante. Particolare è la presenza di una torretta merlata di fine XIX secolo addossata alla residenza principale. La barchessa è caratterizzata da un portico ad archi a sesto ribassato, due dei quali sono tamponati fino all’imposta dell’arco. La corte in cui si inserisce il complesso comprende l’aia con giardino ed è attraversata da una strada alberata che si collega alla via principale.

 

CA’ BORINI |16th-18th century
East of Ca’ Puli

The area where Ca ‘Borini stands may have been occupied since the 16th century by a large barchessa owned by the Nadals. This barchessa was probably later enlarged by its new owners, the Borinis, who took it over from the Nadals in the first half of the 18th century. It is now in fair condition.

Cenni storici

L’area in cui sorge Ca’ Borini potrebbe essere stata occupata fin dal Cinquecento da una grande barchessa stando a quanto si può constatare osservando la mappa del Glisenti datata al 1587 che, all’incirca nello stesso sito, presenta un complesso di questo tipo, riportando come proprietario non un esponente della famiglia Borini, ma Marino Nadal del ramo di San Giacomo dell’Orio

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È possibile che il complesso sia stato in seguito ampliato e ricostruito, dato che le caratteristiche architettoniche dell’edificio permettono di ipotizzare la sua realizzazione tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento. Nel Catastico del Dogado delle località di Adria e Loreo del 1740, proveniente dal fondo dei Dieci Savi alle Decime in Rialto, il complesso è registrato a nome di Leandro Borini, che possedeva per proprio uso una casa dominicale con aia e praticello, oltre a varie case e campi affittati. A conferma della presenza continuativa della famiglia in quest’area si può citare innanzitutto il Catasto Napoleonico del 1811, dove le partite catastali risultano intestate a Borini Domenico fu Carlo, che possiede una casa di villeggiatura (mappale 207) con casa da massaro con corte, un molino a cavalli e altre sette case d’affitto o destinate ai massari, oltre a campi destinati ad arativi, arativi vignati, boschi, pascoli, paludi. Si individua inoltre il nome di Doato Gio. Battista fu Antonio livellario di Borini Domenico, a cui sono ascritti una “casa di propria abitazione con corte”, una “casa di canna di proprio uso”, un mulino e un’area destinata alla coltivazione. Di fondamentale importanza è inoltre un rogito del 27 luglio 1855 in cui Elisabetta Boscolo fu Felice, originaria di Chioggia e moglie del dr. Girolamo Zanuso di Adria, acquista dal conte Domenico Borini fu Carlo una possessione in Mazzorno di pertiche 1.416.62 per la somma di lire 84.000 tramite il procuratore del conte Borini, il genero Pietro Sotti fu Girolamo. Al suo interno si legge che la tenuta di Mazzorno proviene dagli “avoli” del conte Borini in virtù di antichi acquisti che vanno dal 1717 al 1750, poi concentratisi nelle persone dei conti fratelli Leandro e Carlo Borini figli del fu Domenico Mario. Leandro con suo testamento del 20 giugno 1805 lasciava l’intera sua eredità in usufrutto al fratello Carlo e la proprietà al nipote Domenico, figlio di Carlo, cioè i protagonisti dei documenti sopracitati.

Curiosità

La famiglia Borini, originaria probabilmente di Bovolenta (Padova), possedeva anche una grande abitazione in contrada del Santo al n. 3777 a Padova (quasi sicuramente la cinquecentesca Ca’ Borini in via del Santo 22), poi ceduta alla famiglia Wollemberg e ora sede della Biblioteca di Geografia e Scienze Economiche dell’Università della città.

Una storia secolare

Borini

Nobile famiglia padovana, detta Borin o Borini, propagatasi, nel corso dei secoli, in diverse regioni d’Italia, originariamente legata alla località di Bovolenta (Padova) nella cui chiesa, come riferisce il Salomonio, vi erano varie memorie e lapidi di membri della famiglia. Secondo quanto ci viene tramandato, con decreto del 13 agosto 1680 i Borini furono ascritti dal Senato Romano all’ordine dei patrizi e senatori romani; nel 1746 furono aggregati al Consiglio nobile di Ferrara. Infine, con diploma del 16 novembre 1748, l’imperatrice Maria-Teresa conferì ai fratelli Leandro e Domenico Borin, insieme ai loro discendenti maschi, il titolo di conte della Lombardia Austriaca, che venne poi riconosciuto dalla Repubblica Veneta. Nel 1788 essi furono aggregati al patriziato veneto e Francesco I Imperatore d’Austria, con sovrana risoluzione 28 dicembre 1818, confermò a questa famiglia la sua nobiltà. Tra i componenti della famiglia si ricordano, per il loro legame con il Delta del Po, Leandro e il fratello Domenico. Essi risultano proprietari delle terre nel Delta, di cui alla mappa del 1760, che affacciano sul Po e confinano con Francesco e fratello Grimani, fu Lunardo.  Leandro (Padova 5.10.1697 – il 24.9.1783) nobile padovano, poeta e letterato, è fatto conte col fratello Domenico nel 1748 da Maria Teresa d’Austria ed eletto patrizio veneto dalla Repubblica veneta nel 1788. Domenico Mauro, gentiluomo padovano, socio dell’Accademia dei Ricovrati, nato a Padova il 5.8.1701, si dilettava di poesia e compose alcune delle sue opere nella grande villa eretta nel 1694 a Baone, sul confine con Este, da Domenico, forse suo nonno, e ancora oggi nota come Ca’ Borini. Leandro, figlio del precedente, muore dopo aver fatto testamento il 20.6.1805, lasciando l’usufrutto della possessione a Mazzorno al fratello Carlo e la proprietà al figlio di questi, Domenico. Un Carlo, figlio di Domenico Mauro, iscritto nel libro d’oro dei patrizi veneti nel 1788, sposa Laura Cittadella, di nobilissima e ricchissima casata padovana e da lei ha Domenico Francesco l’1.10.1780. Questi, fatto conte nel 1818, sposa il 9.3.1818 Orsola Forlani di Antonio, vedova di Alvise Crescini. Gli sposi abitano nella contrada del Santo al n. 3777 (quasi sicuramente la già citata cinquecentesca Ca’ Borini in via del Santo 22). 

 

Scheda a cura di: Giulia Becevello